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Commento al “Nada te turbe”

  Nel saggio introduttivo di Massimo Bettetini alle opere complete di Santa Teresa d’Avila si legge: “Nelle pagine del Breviario che tenne tra le mani fino all’ultima ora, fu trovato il manoscritto con una delle sue più belle e sintetiche poesie: Nada te turbe,/ nada te espante, / todo se pasa,/ Dios no se muda,/ la paciencia todo lo alcanza./ Quien a Dios tiene/ nada le falta./ Sólo Dios basta”. Nulla ti turbi,  nulla ti spaventi, tutto passa Dio non cambia, la pazienza ottiene tutto. Chi possiede Dio  non manca di nulla Solo Dio basta.  I primi tre versi potrebbero essere recitati anche da un buddhista: la percezione della Vacuità del mondo come supremo antidoto al dolore. Il quarto verso invece punta a quello che nella mia esperienza, quando ero un buddhista meno eretico, sentivo mancare quando meditavo su vacuità e compassione: un centro fondante che facesse da perno alla compassione, non facendola “annientare” dalla vacuità stessa (se tutto è vuoto e mutevole, che impo