Achille, Borges e la tartaruga
ACHILLE, BORGES E LA TARTARUGA
Sono stato felice di constatare che Borges (La perpetua corsa di Achille e della tartaruga, Tutte le opere, Mondadori) fosse giunto a una conclusione anticonformista: Zenone, secondo lui, aveva ragione. Anch’io da tempo penso la stessa cosa e l’ho fatto presente in un un forum di matematica (vedi sotto), accolto con lo stesso entusiasmo che un gruppo di medici avrebbe riservato alle proprietà taumaturgiche del corno di rinoceronte.
Dopo aver esposto le confutazioni di colossi come Stuart Mill, Bergson e Bertrand Russell, Borges afferma coraggiosamente: “Zenone è incontestabile”.
Ovviamente ciò che è incontestabile non è il fatto che Achille non raggiunga mai la tartaruga, ma piuttosto che, qualora fosse corretta la nostra idea di infinita divisibilità del tempo e dello spazio, Achille non la raggiungerebbe mai.
La soluzione di Zenone fu la negazione del mondo dei sensi, quella di Borges la negazione del tempo e dello spazio, ma a mio avviso non è necessario negare tempo e spazio: è sufficiente negare la loro infinita divisibilità, cioè l’ipotesi del continuo.
Zenone sembra rivelarci che il mondo dei numeri Reali sia quanto di più irreale vi sia.
Per questo lascio questa nota a chi molto più di me si intende di fisica e matematica: so che in fisica quantistica esiste un “effetto Zenone”, ma non ho le competenze per comprenderlo. Tuttavia penso che questo straordinario paradosso sia ancora suggestivo per gli scienziati e ponga il seguente quesito: “È davvero corretto usare i numeri Reali quando si fa fisica? E se il mondo fosse discreto, e non continuo?”
Davide Corvi 2/11/2019
Davide Corvi 2/11/2019
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