Sulla santità di Chesterton

SULLA SANTITÀ DI CHESTERTON 

Molti appassionati lettori di Chesterton riuniti nelle varie società chestertoniane hanno chiesto di avviare il processo per la beatificazione del grande GKC, e di tutta questa affascinante storia un buddhista eugnostico come me dovrebbe semplicemente tacere: non è di mia competenza. Infatti voglio solo prendere spunto in modo leggero da questo fenomeno religioso per alcune brevi annotazioni.
Se santo è anche chi molto beneficio dà al mondo, di sicuro le sue opere un tale beneficio l’hanno dato, rallegrando un’umanità letteraria che senza di lui avrebbe dovuto affrontare il Decadentismo e le solitudini dei pensatori moderni senza un briciolo di allegria.
Rallegrati non furono solo i suoi correligionari, ma anche persone che della Chiesa potevano indubbiamente fare a meno, come Borges, che come è noto disse: “La letteratura è una delle forme della felicità; forse nessuno scrittore mi ha dato tante ore felici come Chesterton”.
Calvino avrebbe voluto essere il “Chesterton dei comunisti”, ma non sono sicuro che ci sia riuscito, e oggi che il suo comunismo è scomparso dalle menti equilibrate ho come la sensazione che il distributismo di Chesterton abbia ancora qualcosa da dire, magari in una forma rinnovata.
Dicono che per essere santi bisogna aver fatto dei miracoli, ma cosa c’è di più miracoloso del regalare un po’ di gioia attraverso la scrittura?
Scrive Kipling in un suo racconto:
“Eppure niente era lontano dalla sua mente più dei miracoli. Egli credeva che tutto fosse un unico grande miracolo, e che quando uno è persuaso di questo ne sa abbastanza per riposare in pace. Egli riteneva per certo che non v’era niente di grande e niente di piccolo in questo mondo, e giorno e notte si sforzava di pensare per ritrovare la via che riconduce al cuore stesso di tutte le cose, al luogo da cui la sua anima era uscita.” (Il miracolo di Puron Bhagat, I libri della Jungla, eNewton classici)
Invece la mente di Chesterton faceva posto, misteriosamente, anche ad altri tipi di miracolo:
“osservando con imparzialità certi miracoli del Medioevo e del nostro tempo, sono giunto alla conclusione che sono accaduti.”
“La conclusione dettata dal buonsenso, come quelle a cui giungiamo sul sesso o sulla mezzanotte (ben sapendo che molti dettagli, per la loro natura, devono essere tenuti nascosti), è che i miracoli accadono davvero.” (Ortodossia, Chestertoniana)
Temo che se il buon senso bastasse per aver fede nei miracoli molti nostri storici si sarebbero già convertiti...ma rimando l’argomento a quando avrò letto più agiografie.
Mentre, sul carattere miracoloso del Tutto, è molto più vicino al lirismo di Kipling, con un atto di fede in più:
“Ho sempre pensato vagamente che i fatti che accadono siano miracoli, nel senso che sono meravigliosi: ora ho cominciato a credere che siano miracoli in un senso più stretto del termine, cioè che siano deliberati. Intendo dire che sono, o possono essere, esercizi ripetuti di una qualche volontà. In breve, ho sempre creduto che nel mondo ci fosse magia: ora penso che forse ci sia un mago.”
Infatti se la Scienza spiega il concatenarsi degli eventi mediante paradigmi e continue approssimazioni alle leggi di natura, nulla ci può spiegare perché tali leggi permangano nel tempo, perché oggi una mela, che fino a ieri cadeva a terra, non prenda all’improvviso a volare come in un racconto di Altan. Questa, nella sua apparente semplicità, è metafisica di alto livello. 
Le motivazioni della sua fede in realtà mi sono ancora oscure: sono un suo affezionato lettore (fin dalla mia infanzia), ma mi sembra, a volte con disagio, di percepire una certa reticenza o forse pudore in merito alle reali ragioni della sua adesione al Cattolicesimo; perfetto nella confutazione delle filosofie “eretiche”, difetta a mio avviso nello spiegare perché proprio la sua debba essere ritenuta vera e giusta. Ma forse questo avviene perché certe cose, più di così, non le si può spiegare.

Ad ogni modo se lo fanno santo una sua immaginetta (o forse meglio una gigantografia, data la stazza), la metterò sicuramente in casa, per proteggermi dai demoni dell’individualismo moderno.

Davide Corvi 4/11/2019

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