L’anima secondo Ravasi

Il biblista Gianfranco Ravasi, nella sua ricerca su questo soggetto così vicino a ognuno di noi, eppure così arcano, è riuscito a comporre una sinfonia di pensieri che si può definire esaustiva e poetica, piena di echi e armonie sorprendenti (Breve storia dell'anima,Il Saggiatore) Si tratta un florilegio che raccoglie tutto quello che l’Occidente ha pensato sull’anima e sui suoi rapporti con il corpo, senza dimenticare l’ebraismo e una rapida ma precisa annotazione sul pensiero indiano, dove l’anima si chiama Atman. Non mancano ovviamente Platone, Aristotele, Plotino, Agostino, Tommaso d’Aquino, Dante, Jung, Goethe, Dostoevskij, Cartesio, Spinoza. (Nota a margine, leggendo le sue pagine su Spinoza ho scorto delle assonanze con Anandamurti). L’autore, che non trascura le più moderne ipotesi delle neuroscienze e della cibernetica, accoglie anche le idee distanti dalle proprie con assoluta precisione e obiettività. Trailer: “«Prima credere, poi esistere» scrive paradossalmente Turoldo, nella convinzione che l’anima ci faccia trascendere la nostra finitudine.” ......... “A quest’ultimo proposito san Tommaso d’Aquino riconosceva che essa ha bisogno anche di riposo e piacere: «Ciò che fa riposare l’anima è il piacere. Occorre rimediare alla fatica dell’anima accordandole alcuni piaceri che interrompano la tensione dello spirito» (Summa theologiae, ii, q. 168, a. 2). Nella tradizione giudaica si dichiarava che, al termine della vita, Dio giudicherà le anime anche sui piaceri legittimi e leciti non goduti!” .......... “Alla base c’è forse la tradizione giudaica antica secondo la quale le anime dei defunti per tre giorni aleggiavano ancora attorno alla salma, prima di partire definitivamente per l’aldilà: per questo nel racconto evangelico giovanneo della morte e risurrezione di Lazzaro, a segnalare l’irreversibilità del suo stato, si notava che «era già di quattro giorni» e perciò «emanava cattivo odore» (11,39).” ........ “L’anima è, per esempio, tratteggiata come una falena o una farfalla: curiosamente, in greco il vocabolo che designa l’anima, psychè, è il medesimo usato per indicare anche questo insetto, che viene attratto dalla luce sino a bruciarsi a contatto con la fiamma. Non per nulla Dante chiama l’anima «l’angelica farfalla» (Purgatorio x, 125).” ....... “Gli Ewe, gli Egiziani, gli Eschimesi conoscono più anime in un uomo.” ........ “Il senso dell’apologo [si parla di Nan-in] è chiaro e può essere applicato a livello generale: solo con il vuoto interiore, che è libertà dalle cose, dalle opinioni, dal desiderio e dallo stesso io, si ha l’irruzione della verità. Potremmo un po’ liberamente accostare l’evangelico «perdere persino la propria anima per ritrovarla» (Mt 10,39), oppure la kénosis, lo «svuotamento» che Cristo compie incarnandosi, secondo la forte espressione di san Paolo (Fil 2,7).” ........ “Non per nulla la più alta e luminosa definizione dell’essenza di Dio è così formulata dal Nuovo Testamento: ho Theòs agápe estín, Dio è amore (1 Gv 4,8.16).” ...... “Socrate, infatti, non ha esitazioni: la morte non è una rovina, anzi, è una liberazione perché l’anima può finalmente spezzare le catene della materia corporea da cui è avvinta.” ........ “Si deve allora parlare di un’anima vegetativa, sensitiva, intellettiva. Soltanto quest’ultima, chiamata in greco nous, ossia «intelletto», «mente», «è la parte dell’anima con cui essa conosce e pensa» dichiara il filosofo, ed è l’unica immortale. In verità la distinzione di Aristotele è ancor più sottile e sofisticata.” ......... “Ora, dato che il Dio cristiano è Trinità, nell’anima umana – e più precisamente nella mens, che è quasi il vertice dell’anima – si intravede l’impronta trinitaria.” ......... “La radice profonda per avere l’esperienza dell’anima è, perciò, nel distacco totale e assoluto da ogni cosa esteriore e interiore, soprattutto da quello che il Meister chiama l’Eigenschaft, l’appartenenza a sé, il legame intimo con il proprio io, l’appropriazione di sé, potremmo dire, con un neologismo, l’«egoità».” ......... “Non per nulla, in un’intervista rilasciata nel 1959 all’inglese Bbc, al giornalista che gli domandava se credesse in Dio e nell’anima, Jung rispondeva: «Io non credo, so». Aveva, infatti, già scritto: «Non ho bisogno di credere in Dio, so».” Davide Corvi

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